"Liberi per il futuro": VII Assemblea
generale della Comunione di chiese protestanti in Europa
Il messaggio
protestante si può riassumere così: ritorno all’Evangelo
di Gesù Cristo per una chiesa fraterna che annuncia a ciascuno
la libertà a cui Dio ci chiama". Nelle parole del pastore riformato
Thomas Wipf, presidente
della Comunità delle chiese protestanti di Europa (Ccpe),
la sintesi efficace del messaggio della
Riforma protestante che i 250 delegati di 30
paesi riuniti nel Convitto della Calza di Porta Romana fino a mercoledì 26,
vogliono dire a Firenze, all’Italia e all’Europa.
Ed è proprio il tema della libertà al
centro di questa sesta assemblea della Ccpe, con il motto “Liberi per il
futuro”, che vede riuniti a Firenze i rappresentanti di
50 milioni di protestanti che
fanno parte delle chiese che aderiscono alla Concordia di
Leuenberg: riformati, luterani, metodisti, valdesi,
unionisti.
"Siamo uomini e
donne chiamati da Dio a essere liberi, liberi di assumere responsabilità gli
uni per gli altri", continua Wipf.
"Non è un caso
essere qui a Firenze per la nostra assemblea", dice Wipf, ricordando le
istanze riformatrici di Girolamo Savonarola e la prima traduzione
in italiano della Bibbia che fu opera proprio di un fiorentino, Antonio Brucioli (1498-1566).
Oltre a questo, Firenze ha un ruolo molto importante nella storia e
nell’attualità del movimento protestante.
Il nostro blog fa suo l’auspicio di Fulvio Ferrario, docente di teologia
sistematica alla Facoltà valdese di teologia di Roma: «Il protestantesimo deve
crescere per quanto riguarda la cattolicità della chiesa, cioè la capacità di
ciascuna chiesa di camminare non contro né senza, bensì insieme alle altre. Ciò
richiede anche istituzioni che abbiano l’autorità di esprimersi, su alcuni
punti decisivi, in termini che impegnino tutte le chiese. Se così non fosse,
avrebbe ragione Roma, che accusa la Ccpe di manifestare un’unità «minimale» e,
anche, «nominale». La storia delle chiese protestanti richiede, in un simile
cammino, molta delicatezza: nessuno di noi vuole rinunciare alla propria
autonomia che, anzi, è al centro di questo progetto ecumenico. Come vivere
concretamente una polifonia che non sia anarchica, bensì in grado di esprimere
la creatività dello Spirito nell’unità di intenti della chiesa? Firenze non
risolverà questo problema: vorrebbe, però, discuterlo»
mailto:gabriele.arosio@ventoditerra.org
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