La nostra piccola esistenza davanti a
Dio
Il
ricco stolto (12,16-21)
Gesù racconta una storia che descrive un uomo che, a modo
suo, ammucchia proprietà su proprietà, aumenta e aumenta sempre più. Demolisce
vecchi edifici e granai; ciò che ha spinge continuamente nella direzione di un
ampliamento. E lui ristruttura, ricostruisce ex novo, raccoglie e immagazzina.
E spera di poter finalmente trovare riposo e pace a ricompensa di tutte le sue
fatiche. Ma è un pazzo, dice Cristo. La vita gli passerà sopra. E lui, con la
sua vita affannosa, avrà dimenticato di arrivare a sé, a Dio. Eppure noi altri
esseri umani cerchiamo il Permanente, l’Essenziale, l’Assoluto; ma perché
ammucchiare tante cose che non saziano e non sostengono? L’interrogativo
essenziale, che poniamo alla vita, non è che cosa poter possedere, fare,
raccogliere; l’interrogativo essenziale è la vita che lo pone a noi: che cosa
siamo in sostanza davanti a Dio, che cosa possiamo, vogliamo, dovremmo essere.
(…). La risposta a questo interrogativo si trova soltanto nella fede che Dio
conosce già la nostra piccola esistenza.
(Eugen Drewermann)
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