Regia di Anni Abu Abbas
di Gabriele Arosio
“Perché non avete battuto sulle pareti della cisterna? Perché non avete chiamato? Perché? E tutto il deserto, improvvisamente, cominciò a rimandargli l’eco: - Perché non avete battuto sulle pareti della cisterna? Perché non avete battuto sulle pareti della cisterna? Perché Perché Perché?”.
Sono le ultime drammatiche righe di un romanzo di qualche anno fa: Uomini sotto il sole di Ghassan Kanafani. Racconta la tragica odissea di un gruppo di palestinesi in viaggio come clandestini verso il Kuwait, morti per mancanza d’aria (prima di arrivare a destinazione), chiusi dentro la cisterna vuota di un camion.
Ho ripensato a questa domanda e a questa vicenda vedendo al cinema il film THE IDOL del regista palestinese Hani Abu Abbas.
Si può bussare al mondo in molti modi.
Si può chiedere al mondo di ascoltare il proprio dolore con la violenza, l’apatia, l’arte, la cultura…
The Idol, film che si è appena aggiudicato il Middle East Now Audience Award 2016, è ispirato alla storia vera diMohammed Assaf, cantante palestinese vincitore del talent show Arab Idol, in una serata televisiva storica seguita in medio oriente da dieci milioni di spettatori. Storia vera, storia dell’altro ieri: era il 2013, ad oggi le cose non sono cambiate.
Assaf abita a Gaza. E il film, girato proprio lì con piccoli attori palestinesi, documenta l’asfissia del luogo e la drammatica distruzione di tre guerre negli ultimi nove anni.
Interamente circondata da un reticolato elettrificato e sorvegliato, la striscia di Gaza appare esattamente per quello che è: una prigione a cielo aperto.
Come per i libri di Suad Amiry dedicati in questi anni alla West bank, il film documenta anche aspetti ironici e divertenti legati alla drammatica condizione di prigionieri (memorabile la sequenza del tentativo di partecipazione via skype ad un talent televisivo palestinese).
Ma su tutto il film aleggia il soffocante clima dell’oppressione e il desiderio e la volontà di un riscatto a qualsiasi condizione.
La via scelta da Assaf è quella del canto, incoraggiato dalla memoria della sorella morta che tanto lo aveva spronato in vita.
“Cosa vi cantate, che qui la gente muore?”. Così la gente di Gaza reagisce al tentativo del gruppo di amici di Assaf, impegnati a realizzare un sogno: mettere su una band musicale.
Nessun destino è segnato per sempre. Nessun sogno può essere spento quando la tenacia e la forza umana desiderano la sua realizzazione.
Il poeta libanese Khalil Gibran ha scritto che il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta e il battito del cuore di chi ascolta. Quella vibrazione diventerà potente al punto da scuotere la Storia con la visione di questo film?
Accadrà se ci ripetiamo che viviamo in un mondo globalizzato e interdipendente: ciò che accade in una sua parte coinvolge necessariamente le altre parti e rende tutti attori di un medesimo comune destino.
Bussiamo anche noi alla cisterna, perché dentro ci stiamo anche noi.
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