
“V’è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un Dio unico e padre di tutti, che è sopra tutti fra tutti ed in tutti”. (Efesini 4:5-6)
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Roma, Natale 2011
Care Chiese,
Buon Natale e Buon Anno! In occasione degli auguri ai pastori emeriti e alle vedove, ho condiviso con loro una lettera di Donato Castelluccio, che è stato pastore della chiesa di Bisaccia e che, nell’anno 1970, scriveva al Testimonio una lettera di dissenso nei riguardi di un suo collega, il quale sosteneva che il Natale era una festa pagana. Credo che le parole del pastore Castelluccio siano il migliore augurio d Natale, oltre che un’efficace interpretazione di questa speciale festività. Ma ecco la lettera:
Caro collega, i pastori della nostra zona, i braccianti ed i caprai sparsi nelle campagne remote dell’Alta Irpinia, o quelli del latifondo delle Puglie, tornavano negli anni scorsi, stanchi ed avviliti, dalle loro masserie, lasciando l’ovile, brulicante di greggi del “padrone”, con l’ansia nel cuore desiderosi di vedere le loro famiglie la vigilia di Natale, di recarsi in Chiesa, come alla loro Betleem, con l’abito migliore ad ascoltare l’entusiastico messaggio della Parola di Colui che era stato solidale… con loro nascendo in una grotta.
Il canto di “notte benigna, notte tranquilla” era
un’apoteosi che gonfiava i cuori d’ineffabile emozione e inumidiva gli occhi, asciugati con mani callose, saziati dalla Grazia di Dio. Le vecchie madri di questi diseredati, tornavano alle loro case portando per mano i nipotini che avevano in saccoccia i modesti doni ricevuti dopo la festa dello scintillante Albero di Natale e nel cuore il racconto del Dio d’amore nato in una mangiatoia. Quindi festa aderente al loro cuore, caro collega, ed alla loro condizione: la vigilia intorno al ceppo scoppiettante, nelle fredde serate invernali di dicembre, a fianco dell’asinello o del mulo… che frangea la biada nella unica stamberga per uomini e bestie.
un’apoteosi che gonfiava i cuori d’ineffabile emozione e inumidiva gli occhi, asciugati con mani callose, saziati dalla Grazia di Dio. Le vecchie madri di questi diseredati, tornavano alle loro case portando per mano i nipotini che avevano in saccoccia i modesti doni ricevuti dopo la festa dello scintillante Albero di Natale e nel cuore il racconto del Dio d’amore nato in una mangiatoia. Quindi festa aderente al loro cuore, caro collega, ed alla loro condizione: la vigilia intorno al ceppo scoppiettante, nelle fredde serate invernali di dicembre, a fianco dell’asinello o del mulo… che frangea la biada nella unica stamberga per uomini e bestie.
Le cose purtroppo non sono molto cambiate, malgrado il cosiddetto progresso succeduto alla seconda guerra mondiale, per cui saggiai le patrie galere il 1943 per abbattere il fascismo nella speranza di un avvenire migliore. Le Chiese del Sud si svuotano paurosamente per le emigrazioni di massa e l’azione corrosiva del Cimitero, che ha divorato i gloriosi veterani dell’evangelo irpino. I loro figli hanno trovato altre stalle… nel Centro Europa o lavoro nel Canada o sparsi nelle città della penisola; e le loro pene, lontani dalle loro famiglie e dalla loro terra, non sono meno gravi e sentite. Quei pochi che tornano, saltuariamente, hanno lo stesso pianto accorato, al canto del “sotto splendido stellato…” che ricorda la loro infanzia ed apre il cuore al “Ritorno” del Liberatore “sulle nuvole del cielo, con grande potenza e gloria”.
Non credo di poter accettare, quindi, il consiglio contenuto nella tua cartolina ricevuta la settimana scorsa. Sarebbe criminoso toglierci il glorioso conforto della celebrazione del Natale, conforto ancora valido per tutti i diseredati della terra. […] Il tempo e le energie non bastano per “gridare” al Signore le nostre pene e i nostri mali che minacciano di sommergerci in questo scorcio di apocalittico secolo… foriero di mali ben più gravi e giudizi sui superbi grattacieli delle Nazioni, sulle farisaiche cupole e gli immondi tesori dei cardinali e dei banchieri del modo. Fra le quattro Chiese e Gruppi affidati alle nostre cure ci sono ancora anime afflitte a cui non sorride il cenone paganeggiante col tacchino profumato ed il panettone … e alle quali il superfluo del Nord darebbe un sollievo… onde evitare un duro giudizio finale per i gaudenti ed assicurare un migliore Natale per i meno fortunati.
Non credo di poter accettare, quindi, il consiglio contenuto nella tua cartolina ricevuta la settimana scorsa. Sarebbe criminoso toglierci il glorioso conforto della celebrazione del Natale, conforto ancora valido per tutti i diseredati della terra. […] Il tempo e le energie non bastano per “gridare” al Signore le nostre pene e i nostri mali che minacciano di sommergerci in questo scorcio di apocalittico secolo… foriero di mali ben più gravi e giudizi sui superbi grattacieli delle Nazioni, sulle farisaiche cupole e gli immondi tesori dei cardinali e dei banchieri del modo. Fra le quattro Chiese e Gruppi affidati alle nostre cure ci sono ancora anime afflitte a cui non sorride il cenone paganeggiante col tacchino profumato ed il panettone … e alle quali il superfluo del Nord darebbe un sollievo… onde evitare un duro giudizio finale per i gaudenti ed assicurare un migliore Natale per i meno fortunati.
Fraterni saluti in Cristo .
Che il glorioso conforto della celebrazione del Natale possa essere con voi. Siate motivo di sollievo per i meno fortunati e annunciate chiaramente la buona notizia del Dio incarnato.
Il Signore vi benedica e vi guardi,
vostro servo in Cristo, R.V.
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