Gabriele Arosio
Martedì 3 maggio scorso verso sera sono arrivati a Milano, in pulmann, 18 siriani componenti cinque nuclei familiari. La mattina alle 7,00 erano scesi da un aereo a Roma provenienti da Beirut (Libano). Da quel giorno sono ospiti di appartamenti gestiti dalla Diaconia valdese, l’organizzazione per le opere sociali della chiesa valdese.
La mattina dopo, il piccolo Riad di cinque anni, già mi chiedeva in italiano il suo primo giocattolo: bicicletta!
Le famiglie avevano già predisposto, al centro della propria sala, il tavolo con dei fiori per accogliere noi operatori alla prima visita.
Ad oggi i profughi giunti in Italia da gennaio con questa modalità sono circa 300, distribuiti in molte grandi città (Roma, Torino, Firenze, Milano) ma anche in molti piccoli centri.
L’accoglienza è realizzata grazie ad un progetto-pilota, il primo di questo genere in Europa, e ha come principali obiettivi: evitare i viaggi con i barconi nel Mediterraneo, che hanno già provocato un numero altissimo di morti, tra cui molti bambini; impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre; concedere a persone in “condizioni di vulnerabilità” (ad esempio, oltre a vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo; consentire di entrare in Italia in modo sicuro per sé e per tutti, perché il rilascio dei visti umanitari prevede i necessari controlli da parte delle autorità italiane.
I corridoi umanitari sono frutto di un Protocollo d’intesa sottoscritto da: Ministero degli Affari Esteri, Ministero dell’Interno, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Tavola Valdese.
La progettazione e la gestione sono il frutto di una collaborazione ecumenica fra cristiani cattolici e protestanti: Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche, Chiese valdesi e metodiste che hanno scelto di unire le loro forze per un progetto di alto profilo umanitario.
I corridoi umanitari prevedono l’arrivo nel nostro Paese, nell’arco di due anni, di mille profughi dal Libano (per lo più siriani fuggiti dalla guerra), dal Marocco (dove approda gran parte di chi proviene dai Paesi subsahariani interessati da guerre civili e violenza diffusa) e dall’Etiopia (eritrei, somali e sudanesi).
L’iniziativa è totalmente autofinanziata dalle organizzazioni che lo hanno promosso, grazie all’otto per mille della Chiesa Valdese e ad altre raccolte di fondi. Non pesa quindi in alcun modo sullo Stato. Alcune associazioni, come ad esempio la Comunità Papa Giovanni XXIII, presente da mesi nel campo libanese di Tel Abbas, hanno facilitato, con il loro generoso impegno, la realizzazione del progetto.
Una volta arrivati in Italia i profughi non solo sono accolti, ma viene loro offerta un’integrazione nel tessuto sociale e culturale italiano, attraverso l’apprendimento della lingua italiana, la scolarizzazione dei minori ed altre iniziative. In questa prospettiva viene loro consegnata una copia della Costituzione italiana tradotta nella loro lingua.
Per tutti questi motivi i corridoi umanitari si propongono come un modello replicabile dagli Stati dell’area Schengen e non solo dalle associazioni o da privati.
La selezione e il rilascio dei visti umanitari avviene su questa base: le associazioni proponenti, attraverso contatti diretti nei paesi interessati dal progetto o segnalazioni fornite da attori locali (Ong locali, associazioni, organismi internazionali, Chiese e organismi ecumenici ecc.) predispongono una lista di potenziali beneficiari. Ogni segnalazione viene verificata prima dai responsabili delle associazioni, poi dalle autorità italiane.
L’azione umanitaria si rivolge a tutte le persone indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa o etnica.
Le liste dei potenziali beneficiari vengono trasmesse alle autorità consolari italiane dei Paesi coinvolti per permettere il controllo da parte del Ministero dell’Interno.
I consolati italiani nei paesi interessati rilasciano infine dei Visti con Validità Territoriale Limitata, ai sensi dell’art. 25 del Regolamento visti (CE), che prevede per uno Stato membro la possibilità di emettere dei visti per motivi umanitari o di interesse nazionale o in virtù di obblighi internazionali.
Le organizzazioni che hanno proposto il progetto allo Stato italiano si impegnano a fornire: assistenza legale ai beneficiari dei visti nella presentazione della domanda di protezione internazionale; ospitalità ed accoglienza per un congruo periodo di tempo; sostegno economico per il trasferimento in Italia; sostegno nel percorso di integrazione nel nostro Paese.
Si prevede l’arrivo di mille persone in 24 mesi.
Karim, capofamiglia dell’unica famiglia cristiana giunta a Milano, ha preso la parola in una partecipata assemblea in chiesa valdese martedì 14 giugno. Ha detto di considerare per sé e per i propri cari un grande dono l’arrivo in Italia. Ha precisato che spera, con il proprio lavoro, di contribuire alla crescita dello stato che è stato così generoso con lui.
Un applauso di stima e di incoraggiamento ha sostenuto il suo proposito.
Per volontariato, donazioni e contributi è possibile contattare la mail mmilanomigrani@diaconiavaldese.org
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